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La ginnastica, una madre, una figlia e un libro ” A Ritmo di Cuore”

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Quando la primavera scorsa Alessandra Bucci è venuta a cercare consigli e informazioni nel gruppo di RGNews, mai avrei pensato che entro poco tempo mi sarei ritrovata a leggere un romanzo dedicato alla ginnastica ritmica.

Il libro in questione si intitola “ A Ritmo di Cuore” e tratta di una storia, durata oltre 23 anni, legata alla ginnastica ritmica. Due amiche, due vite che si separano e che poi si ritrovano. Una figlia che riflette l’amore della madre per questa disciplina. Un romanzo che include anche un pizzico di mistero, che verrà svelato solo alla conclusione del libro.

Un sogno infranto che riprende vita dopo molti anni per realizzarsi finalmente con un abito nuovo. Lo sport, la ginnastica ritmica nello specifico, come mezzo per affinare la resilienza, qualità che poi si rivela preziosa in ogni campo. si legge nella sinossi del libro.

Il libro vanta la prefazione di una delle campionesse italiane più rinomate, Julieta Cantaluppi.

Noi di RGNews abbiamo voluto conoscere meglio Alessandra Bucci e cosa l’ha portata a scrivere un libro che parla anche di ginnastica ritmica : “ A Ritmo di Cuore” .

Buongiorno Alessandra. Sappiamo che “ A Ritmo di Cuore” è stato scritto durante il lockdown della scorsa primavera. Quando ti è venuta l’idea di scriverlo ? Com’è nata questa storia ?

Buongiorno Fiorella. Volevo prima di tutto ringraziarti per avermi dato l’opportunità di rilasciare un’intervista all’interno di questo gruppo che mi ha aiutato tanto durante la stesura del romanzo e che continuamente mi dà la possibilità di approfondire la conoscenza di questo meraviglioso sport.

Come ho già detto nelle riflessioni finali a conclusione del libro, scrivere questa storia mi ha aiutato a superare il primo lockdown impedendomi di cadere in depressione. Sono una persona molto dinamica con mille progetti e interessi che non ama stare con le mani in mano quindi, come molti del resto, non ho vissuto con serenità questo brutto momento. A ciò si aggiungeva il fatto che mia figlia, che per la prima volta avrebbe dovuto gareggiare con la Federazione, vedeva il suo sogno sfumare proprio pochissimi giorni prima della data stabilita per la gara. Lei, come molte ragazzine della sua età, ha sofferto molto anche nel dover rinunciare agli allenamenti quotidiani e questo faceva stare male anche me.

La storia si ispira a fatti reali o è pura fantasia?

La storia è pura fantasia ma sicuramente ci sono tanti episodi che attingono alla mia vita reale e in particolare a quella di mia figlia. Lei è una ragazzina dotata e soprattutto con una gran forza di volontà ma è stata sfortunata perché nella vita oltre alle attitudini e alle capacità ci vuole anche un po’ di fortuna. Trovarsi al posto giusto nel momento giusto è importantissimo.

Lucia pratica questo sport da quando aveva cinque anni, sempre con grande passione, e da allora si è sempre allenata nella stessa società. Il problema è che nel nostro paese non vi è una società che le poteva dare la possibilità di gareggiare con la Federazione e lei, profondamente legata alle sue insegnanti e al suo gruppo, non ha mai trovato il coraggio di voltare pagina.

Si allenava comunque praticamente circa 15 ore a settimana e gareggiava esclusivamente con il CSI. L’anno scorso avevamo trovato una escamotage per non lasciare la sua società e la sue storiche insegnanti e contemporaneamente tastare il terreno delle gare Federali: avrebbe gareggiato il 14 marzo ma tesserata con una società diversa continuando il suo allenamento con le vecchie insegnanti e con il suo gruppo.

Il destino purtroppo ha cambiato le carte in tavola impedendo che questo progetto potesse realizzarsi. Così, dopo aver trascorso i mesi di reclusione ad allenarsi in casa e on-line, spesso anche con la Cantaluppi, ad agosto ha trovato la forza di lasciare la sua società di sempre per cercarne una a qualche chilometro da casa che le permettesse di gareggiare in Federazione.

A marzo avrebbe dovuto gareggiare in LB (silver) invece poi la nuova società ha deciso di farla provare subito in LC. Bene, in pochi mesi ha preparato il nuovo esercizio e il 4 ottobre finalmente ha realizzato il suo piccolo sogno ed è arrivata terza alle regionali pur avendo fatto solo la seconda prova perché la prima, per quella categoria, si era già svolta a febbraio. E’ una piccola soddisfazione, mi rendo conto, ma per lei molto significativa. Ed ancora più gratificante è stato sapere che se avessero valutato solo la seconda prova sarebbe stata prima.

Molte madri si riconosceranno in certi comportamenti della protagonista (Rosa), c’è qualcosa di autobiografico in lei?

Anche io da ragazzina ho praticato ginnastica ritmica, ma a livelli amatoriali e sicuramente non con le capacità e i risultati della mia Lucia. Credo che ogni madre si identifichi un po’ nella propria figlia. Tutte tendiamo ad assorbire le emozioni delle nostre piccole ginnaste, nel bene e nel male, spinte dal grande sentimento che ci lega a loro.

Vero, ad esempio, come accade a Rosa nel libro, è che quando si avvicinano le gare la mia ansia cresce a dismisura, a volte anche più di quella di mia figlia e, addirittura, quasi me ne vergogno un po’, a volte non ho il coraggio di seguire per intero la gara tanto intensa è la mia emozione. L’emotività è molto difficile da gestire per me e forse lo è ancora anche per mia figlia.

Ho deciso di intitolare questo libro “A ritmo di cuore” proprio perché sono fermamente convinta che chi raggiunge altissimi livelli in questo sport, come in tanti altri, ha sicuramente numerose e indispensabili doti ma principalmente riesce a tenere a bada le emozioni impedendo al cuore di correre all’impazzata. Solo riuscendo a mantenere il battito del cuore al giusto ritmo si può entrare in pedana con l’adeguata concentrazione e fare una perfetta esecuzione.

Fortunatamente, grazie ai commenti delle tante mamme di ginnaste che hanno letto ed apprezzato il mio libro, mi sono resa conto che molte di loro provano, ed hanno provato, esattamente quello che provo io e questo mi ha aiutato a sentirmi meno inadeguata e parte di una grande famiglia.

Non è il tuo primo libro. A che età hai iniziato a scrivere?

Sono un’insegnate di lettere e, in quanto tale, ho sempre apprezzato la letteratura ma come scrittrice mi sono mesa alla prova relativamente tardi. Ho iniziato a scrivere circa sei anni fa e da allora ho pubblicato due libri di poesie, uno di racconti e quattro romanzi. Ho anche due pagine Facebook, “Il mondo di Alessandra B” e “Donne”, dove pubblico i miei pensieri e le mie poesie e che mi hanno dato la possibilità di conoscere tanta gente e di ricevere ogni giorno numerosi feedback.

Quale valore ha per te la scrittura?

La scrittura per me è terapeutica. Le parole hanno un valore magico, sono cariche di energia, rendono possibile l’impossibile. Tramite la scrittura posso vivere altre vite, posso viaggiare e isolarmi dal resto del mondo soprattutto quando ciò che mi circonda non mi piace. Posso elevarmi al di sopra del grigiore della vita quotidiana, respirare aria pulita anche fra lo smog della città più trafficata.

Di solito come si svolge la stesura di un tuo libro ? Usi esclusivamente il PC o prendi ancora appunti con carta e penna?

Prima ci penso qualche mese, mi segno, a grandi linee, le idee che mi vengono in mente, metto nero su bianco i primi pensieri a penna, faccio più o meno una scaletta sul mio quadernino degli appunti e poi inizio a buttare giù il testo al computer.

A Ritmo di Cuore” si vuole rivolgere più alle madri oppure alle giovani ginnaste?

Vuole rivolgersi sicuramente ad entrambe. Ho cercato di entrare in punta di piedi in questo magico mondo provando ad interpretare i sogni e le passioni delle giovani ginnaste, le loro ansie, il loro rapporto con le compagne che a volte può essere deteriorato dall’invidia e dall’eccessivo spirito di competizione ma, altre volte, può essere fonte di potente energia.

Da madre ho tentato di analizzare il difficile rapporto che a volta viene a crearsi tra madre e figlia quando le aspettative dei genitori diventano a volte troppo pressanti. In qualità di madri non dobbiamo mai dimenticare che questo sport richiede veramente tanti sacrifici che diventano sopportabili solo se chi lo pratica lo fa esclusivamente spinto dalla propria passione e non per assecondare i desideri di qualcun altro.

Tra i libri che hai scritto qual è il tuo preferito?

In “Donne. Sette racconti un’unica storia” ho trattato vari argomenti quali la depressione, il risveglio dopo il coma, l’omosessualità femminile, la sterilità, il tradimento, tutti aspetti che finiscono col mettere in evidenza la resilienza, caratteristica peculiare delle donne appunto.

In “Raccontami il mare” ho parlato dello stretto rapporto che mi lega al mio amato mare lungo il quale quasi ogni giorno faccio la mia abituale corsetta, in “Oltre”, ho provato a mescolare varie sfumature che caratterizzano il genere umano, i colori tenui della poesia, il rosso intenso della passione e il nero generato dalla presenza di un serial killer.

Poi c’è “Metamorfosi inverse” che è quello forse più autobiografico, nella prima parte si parla della mia adolescenza difficile in cui ho sofferto di bulimia e sono stata vittima di bullismo. Infine è arrivato “A ritmo di cuore” a cui sono comunque molto legata e in cui, tra l’altro, parlo dell’importanza dello sport anche per affinare la resilienza, dote che si rivela utile nella vita in generale.

Sono onorata del fatto che il romanzo si fregi della prefazione della grandissima Julieta Cantaluppi con la quale sono entrata in contatto proprio grazie ad una delle insegnanti della prima società di mia figlia che è stata la prima allenatrice anche della Cantaluppi quando quest’ultima viveva qui in Abruzzo.

Con “ A Ritmo di Cuore” volevi lanciare qualche messaggio particolare? Se sì, quale?

Il messaggio è che non bisogna mai rinunciare ai propri sogni, anche quando all’orizzonte si profilano numeroso ostacoli. Ascoltando il nostro cuore sappiamo sempre qual è la giusta strada da seguire per provare a realizzarli.